Addio Gino Strada

21 agosto 2021 – Milano. Nonostante il gran caldo di Milano, centinaia di persone erano in coda oggi per omaggiare Gino Strada a Casa Emergency. Tantissima gente, eppure le voci dietro le mascherine erano solo un bisbiglio. Un segno di rispetto per questo lutto che ha tolto tanto a tutti e a tutto il mondo.

Diverse persone stavano portando mazzi di fiori e attaccando messaggi sul cancello. Tra i tanti messaggi mi ha colpita questo: “Ora vai, Gino, continuiamo noi. Ti abbracciamo per sempre”.

Gino Strada è stato grande uomo, uno straordinario esempio per tutti di coraggio, dedizione e amore, e tutti ne stiamo parlando, ma è vero, il migliore gesto di ringraziamento e memoria che possiamo realizzare è proprio quello di continuare noi.

Andiamo avanti a costruire un mondo più inclusivo e solidale, continuiamo nonostante le difficoltà che ci mette di fronte la causa alla quale teniamo e per la quale stiamo combattendo, perché Gino ci ha insegnato che tutto è possibile e che, come diceva Gandhi, possiamo tutti essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

Le Olimpiadi insegnano che la differenza è fonte di successo

In questi giorni, come molti di voi immagino, ho seguito le Olimpiadi e con stupore e ammirazione guardato le imprese quasi sovrumane dei nostri atleti.

Incuriosita dai tanti successi, sono andata a cercare le loro storie, per capire da dove vengono, cosa abbiano attraversato per arrivare fino all’oro, l’argento e il bronzo o anche solo alle Olimpiadi.

E ho scoperto storie che raccontanto un’Italia molto più sfaccettata delle narrazioni stereotipate che ancora riempiono i nostri media e, troppo spesso, anche la voce dei politici.

Ci sono atleti di seconda generazione, altri con una madre o un padre nato in un altro paese, atleti di famiglie da sempre in Italia che vengono da quartieri difficili o con storie pesanti alle spalle, atleti convertiti ad altre religioni fuori dal Cristianesimo, altri appassionati di altre culture al punto da raggiungere vette in sport che nemmeno sappiamo capire, atleti religiosi e altri atei, scaramantici e non, atleti con diversi orientamenti sessuali, atleti attivisti per le più svariate cause… tutti così diversi eppure tutti italiani.

Quando prima del Covid-19 viaggiavo negli USA invidiavo la loro capacità di valorizzare la ricchezza delle diversità che li attraversano, guardando oggi le nostre Olimpiadi ho capito che anche noi stiamo iniziando a farlo, come dimostra anche il fatto che abbiamo superato con 40 medaglie anche i record di Los Angeles (1932) e Roma (1960).

Queste Olimpiadi insegnano che le cose accadono anche se non si vede o non si vuole vedere, pertanto mi auguro che lo sport non sia solo fonte di forti emozioni e un momentaneo nazionalismo, ma che si trasformi nell’ispirazione per una società più inclusiva che permetta a tutti di perseguire i propri sogni e arrivare così alle proprie Olimpiadi.